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Questo blog nasce per pura curiosità e per qualche insegnamento molto superficiale, la radioattività è un argomento molto complesso e vasto e difficile da capire se non si hanno le basi; questo blog cerca di "insegnare" queste piccole basi molto semplicemente! In oltre, parliamo di notizie recenti e non, riguardanti la radioattività cercando di essere i più concreti e semplici possibili...

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mercoledì 20 febbraio 2013

Chernobyl sotterranea. La radioattività delle falde acquifere


Il reattore della centrale nucleare di Chernobyl, a seguito della costruzione del sarcofago, è sprofondato sotto terra, mettendo in contatto il materiale radioattivo con le falde acquifere che raggiungono anche il Mediterraneo...
La notizia dello scorso 13 febbraio, riguardo il crollo di un tetto presso la centrale nucleare di Chernobyl ha sollevato l'attenzione mondiale, suscitando preoccupazioni e timori in merito un eventuale incremento di livelli di radioattività. Le autorità locali ucraine hanno immediatamente tranquillizzato la popolazione, assicurando che i lavori per la costruzione dello shelter saranno terminati il prima possibile. Questa opera, un arco contenitivo, dovrebbe mettere a riparo il vecchio sarcofago della centrale, che a tutt'oggi risulta essere ricoperto di crepe, le quali lasciano diffondere nell'ambiente polveri radioattive.
Questa vicenda ha fatto però passare in secondo piano le altre emergenze della centrale nucleare; su tutte le condizioni sotterranee.
Il sarcofago è stato costruito utilizzando 300.000 tonnellate di cemento d 1000 tonnellate di metallo. Un peso immane che, gravando sul reattore, lo ha fatto sprofondare di quattro metri sotto terra, mettendo così in contatto il materiale radioattivo con le falde acquifere dei fiumi Pripvat e Dnepr.
Le acque potenzialmente inquinate e pericolose, che raggiungono il Mar Nero e fungono da bacino per oltre 30milioni di persone, potrebbero così raggiungere anche il Mar Mediterraneo e diffondersi lungo tutti i paesi della macchia.
Ad aggravare la situazione, bisogna tenere in considerazione anche le conseguenze deleterie degli 800 siti di smaltimento di scorie radioattive allestiti subito dopo l'esplosione dell'86. Siti che rappresentano un vero e proprio pericolo sia per la popolazione che per l'ambiente.
L'allarme, dunque, non è solo quello del sarcofago; gli ambientalisti in queste ore stanno diramando comunicati e petizioni, affinchè i governi prendano seriamente in considerazione anche gli altri rischi, legati alla centrale di Chernobyl.



Crolla un tetto alla centrale di Chernobyl. "Ma non c'è alcun danno al sarcofago"

Sotto il peso della neve hanno ceduto il soffitto e un muro nell'area del reattore che esplose nel 1986 causando il più grande incidente nucleare della storia. L'ente che gestisce il sito rassicura...

KIEV - Torna la tensione a Chernobyl, in Ucraina. Sotto il peso della neve hanno ceduto il tetto e un muro nell'area del quarto reattore della centrale, proprio quello che il 26 aprile del 1986 esplose causando il più grave incidente nucleare della storia.  Lo spazio interessato è vasto 600 metri quadrati ma si trova all'esterno del sarcofago che protegge il reattore. I livelli di radioattività nella zona di esclusione intorno alla centrale non sono cambiati, come rendono noto i tecnici che lavorano nella centrale, sottolineando che il crollo non ha provocato vittime. "Non ci sono minacce per la vita o la salute della popolazione", ha aggiunto la Protezione civile russa, secondo quanto rende noto l'agenzia di stampa Ria Novosti.

Il tetto crollato era stato costruito nell'ambito della messa in sicurezza dell'impianto dopo l'incidente di 27 anni fa, ma è staccato dal sarcofago che copre il reattore danneggiato per evitare perdite radioattive. Entro il 2015 dovrebbe essere completata una nuova struttura, un arco d'acciaio alto 100 metri e lungo 150 che dovrebbe racchiudere il sarcofago e tutta l'area circostante. Alcuni studi stimano che nel sarcofago vi siano ancora 200 tonnellate di materiale radioattivo e altamente pericoloso. Intanto, dopo quest'ultimo incidente, le società di costruzioni francesi Vinci e Bouygues hanno evacuato a titolo precauzionale il proprio personale dalla centrale. Le due compagnie hanno richiamato 80 persone che lavorano al progetto per la nuova struttura.

Le reazioni. "La centrale di Chernobyl costituisce un serio pericolo. Sono infatti ancora alte le probabilità che possano accadere nuovi incidenti e contaminazioni radioattive data la precarietà delle condizioni del sarcofago contenente il quarto reattore", spiega Angelo Gentili, coordinatore nazionale di Legambiente Solidarietà, riguardo il crollo. "Il rischio di un collasso della struttura - afferma - è molto elevato, senza contare che il reattore è pieno di fessure che consentono la fuoriuscita di polveri radioattive". "Per questo crediamo che sia necessario un intervento da parte della comunità internazionale per accelerare i lavori di realizzazione del cosiddetto 'nuovo arco', il sarcofago che conterrà il reattore esploso nel 1986". "Fino a questo momento per la costruzione del nuovo 'Arco' sono state utilizzate 5.000 tonnellate di acciaio a fronte delle 29.000 previste a conclusione dei lavori. In questo primo step la struttura è stata sollevata a un'altezza di 22 metri, per raggiungere i 110 al completamento dell'opera prevista per il 2015". "Ma il timore è - spiega Gentili- che il progetto s'interrompa per mancanza di fondi da parte dei paesi donatori, tra i quali c'era il Giappone. Quest'ultimo dopo la tragedia di Fukushima è in grande difficoltà". Legambiente, che lo scorso dicembre è stata impegnata in una breve missione in Bielorussia con il suo Progetto Rugiada a sostegno dei bambini colpiti dalle radiazioni dell'incidente, ricorda inoltre come "la Bielorussia stia ancora pagando, dopo 27 anni, le conseguenze del più grave incidente nucleare della storia".

"Anche se il livello di radioattività nell'ambiente non ha subito variazioni, il segnale è preoccupante", dice Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. "Se le lastre iniziano a cedere nella sala turbine, non vi è alcuna garanzia che la struttura di protezione costruita nel 1986 non crolli. Il sarcofago costruito a protezione del nucleo della centrale non può reggere ancora a lungo ed è questo il motivo per cui si sta costruendo una nuova struttura". Insomma, "a dispetto delle dichiarazioni tranquillizzanti, Greenpeace ritiene doveroso non minimizzare questi segnali" dice l'associazione ecologista aggiungendo che "secondo quanto riferito dai media, Valery Kalchenco, capo della sottocommissione del Parlamento Ucraino sulle conseguenze della catastrofe di Chernobyl, ha dichiarato che parte della copertura dell'edificio turbine tra l'Unità 3 e 4 della centrale è crollata per il peso della neve accumulatasi. L'area colpita dal crollo è di circa 500-600 metri quadrati. Sempre secondo la stessa fonte, le unità d'emergenza e le forze militari sono già sul posto e stanno rimuovendo i detriti e la neve, mentre le radiazioni in ambiente sono nella norma".

Chernobyl e la possibile contaminazione del Mediterraneo

Mentre le meteoriti sfioravano l'incidente nucleare colpendo la zona di Chelyabinsk in Russia, vicino all'industria di riprocessamento del plutonio, a Chernobyl qualche giorno prima era caduto un pezzo di tetto. Ma se anche l'"arco" di protezione sarà montato sul sarcofago, il vero pericolo, "sotterraneo" dell'ex centrale nucleare sovietica rimane. Mondo in cammino avverte "sulla possibile contaminazione di tutto il bacino del Mediterraneo".


Prima che le meteoriti sui cieli di Russia andassero a schiantarsi su uno dei luoghi a maggior rischio di incidente nucleare sul pianeta Terra, cioè nella zona di Chelyabinsk negli Urali, sede di industrie di riprocessamento di plutonio e di stoccaggio di armi nucleari1 , il 12 febbraio un "pezzo" di Chernobyl era caduto giù. La vecchia centrale nucleare sovietica, protagonista dell'incidente nucleare civile più grave della storia a parimerito con Fukushima (scala INES 7), ha subito un parziale crollo del tetto nel locale turbine vicino al reattore che esplose il 26 aprile 1986. Il comunicato ufficiale di Chernobyl NPP (tradotto da Mondo in cammino) è questo: "Alle 14.03 del 12/02/13, si è verificato un crollo parziale delle pareti a lastre e del tetto della sala controllo del reattore n.4, all'altezza di circa 28 metri, negli assi 50-52. L'area danneggiata è di circa 600 metri quadrati. Questa struttura non fa parte di quella costituente l'attuale sarcofago 'Shelter'. Non si registra attualmente nessuna anomalia riguardante la sicurezza dell'attuale 'Shelter', secondo le normative tecniche. Non si registrano valori anomali di radioattività sul sito della centrale e nella zona di esclusione. Non ci sono feriti".

Lo "shelter" è il ciclopico guscio (o meglio, l'"arco", come viene soprannominato per la sua geometria) progettato per scongiurare che un crollo del "sarcofago" che copre i resti del reattore esploso, possa diffondere nell'atmosfera tonnellate di polveri radioattive, ripetendo, in un certo senso, una sorta di Chernobyl "asciutta". Nel commentare l'incidente accaduto il 12 febbraio Angelo Gentili, coordinatore nazionale di Legambiente Solidarietà afferma: "Fino a questo momento per la costruzione del nuovo 'Arco' sono state utilizzate 5.000 tonnellate di acciaio a fronte delle 29.000 previste a conclusione dei lavori. In questo primo step la struttura è stata sollevata a un'altezza di 22 metri, per raggiungere i 110 al completamento dell'opera prevista per il 2015. Ma il timore è che il progetto s'interrompa per mancanza di fondi da parte dei paesi donatori, tra i quali c'era il Giappone. Quest'ultimo dopo la tragedia di Fukushima è in grande difficoltà". Ma Chernobyl non ha solo un problema di "pelle". C'è infatti un grave problema interno al "sarcofago", ed è il cuore (radioattivo per migliaia di anni) del problema. Di questa delicata situazione, molto spesso dimenticata, informa proprio Mondo in cammino, un' organizzazione di volontariato che, tra le altre attività, si occupa attivamente delle conseguenze di Chernobyl sulla popolazione bielorussa con il Progetto Humus.

Spiega Massimo Bonfatti, Presidente di Mondo in cammino: "L'attenzione giusta, ma prevalente, sulla necessità di confinare nel più breve tempo possibile le emissioni radioattive e di prevenire il collasso della preesistente struttura (il sarcofago), stanno, in parte, distogliendo l'attenzione da quanto avviene 'sotto terra'. Il sarcofago di contenimento è stato costruito utilizzando, oltre le parti rimanenti del reattore esploso, 300.000 tonnellate di cemento e 1.000 tonnellate di strutture metalliche: il peso sulle fondamenta del reattore esploso è aumentato di 10 volte (dalle 20 alle 200 ton/mq), per cui il reattore è sprofondato di 4 metri". Mondo in cammino continua fornendo altri elementi che non possono che far riflettere: "Questo sprofondamento ha messo in contatto il materiale radioattivo con le falde acquifere tributarie dei fiumi Pripyat e Dnepr che convogliano le loro acque nel Mar Nero e che fungono da bacino idrico per 30 milioni di persone; bisogna, poi, far notare che, ad aggravare la situazione, vi sono le conseguenze degli 800 siti di smaltimento di scorie radioattive, allestiti in emergenza subito dopo l'esplosione. Inoltre, all'interno del sarcofago sono presenti: 180 tonnellate di combustibile e pulviscolo radioattivi, 11.000 metri cubi e 740.000 metri cubi di macerie altamente contaminate. La radioattività totale supera i 20 milioni di curie". "Tale situazione interna del reattore - continua Massimo Bonfatti -, unita ad un sufficiente grado di sismicità territoriale, pone doverosamente all'attenzione - senza enfasi eccessive, ma con reale pragmatismo - la possibilità di esplosioni che, se eventualmente contenute dallo shelter, potrebbero, invece, fare propagare la radioattività attraverso altre vie d'uscita, come quella sotterranea". La radioattività, camminando, potrebbe infatti giungere non solo alle falde acquifere "locali" ma arrivare fino al "nostro" Mediterraneo.

Continua la nota di Mondo in cammino: "L'attenzione mediatica riaccesa dalla caduta del tetto alla centrale nucleare di Chernobyl, deve portare ad una valutazione generale sui rischi globali, compresi quelli sotterranei, partendo necessariamente da una seria analisi delle acque del fiume Dnepr nel suo defluire verso il Mar Nero, perché il rischio di contaminazione per via acquatica – come ci sta insegnando Fukushima – pone sfide diverse legate anche (e proprio) alla maggior diffusione e propagazione dei radionuclidi, rafforzate dalla maggiore lentezza e dispersione che, nel tempo, renderanno ubiquitaria la stessa diffusione (Mar Nero, Mediterraneo e così via). In conclusione Massimo Bonfatti avverte: "E' assolutamente necessario spingere i governi mondiali a finanziare stazioni di rilevazione, affidate ad enti indipendenti, per il monitoraggio radioecologico delle acque del vasto bacino formato dalle acque del fiume Prypiat e Dnepr (e poi dallo stesso Dnepr a dai suoi bacini artificiali in Ucraina) allo scopo di vigilare sulla salute di 30 milioni di persone (il bacino idrografico del solo Dnepr comprende un'area di 516.000 kmq ed è il terzo in Europa per ampiezza, dopo il Volga e il Danubio) e, in prospettiva, sulla possibile contaminazione di tutto il bacino del Mediterraneo".

mercoledì 13 febbraio 2013

Sisma nucleare in Corea: Pyongyang fa esplodere una bomba atomica



La terra ha tremato questa notte in Corea del Nord a causa dei test nucleari di Pyongyang. Immediato l'allarme lanciato dalla Corea del Sud che ha attivato una task force mentre l'Onu ha convocato una riunione d'urgenza del Consiglio di sicurezza.




La Corea del Nord mette di nuovo paura al mondo. Questa notte intorno alle 4  (circa le 12 ora locale) i sismografi hanno registrato un violento terremoto di magnitudo 4.9 nel Paese asiatico ma in realtà, come si è sospettato fin dall'inizio, non era un vero e proprio terremoto ma un sima artificiale provocato dallo scoppio di una bomba atomica di piccola potenza sotto terra. La notizia infatti è stata confermata subito dopo dalle autorità nordcoreane che hanno annunciato di aver effettuato con “pieno successo” un test nucleare, usando cariche “miniaturizzate” ad alto potenziale, come spiegato in una nota dell'agenzia di stampa Kcna. Le autorità sud coreane avevano immediatamente lanciato l'allarme visto che la zona del “sisma” si trova nell'area di Punggye-ri un sito dove di solito vengono effettuati test nucleari dal regime della Corea del Nord.

Grave violazione delle risoluzioni Onu - Il Governo di Seul, che ritiene possa trattarsi di un bomba atomica con una potenza intorno ai sette o otto chilotoni, ha già attivato una task force per definire nel dettaglio l'accaduto. Questo terzo test nucleare della Corea unito ai test per i missili intercontinentali ha allarmato anche le Nazioni unite che hanno convocato per oggi una riunione d'urgenza del Consiglio di sicurezza Onu. “Si tratta di una chiara e grave violazione delle risoluzioni adottate dal Consiglio di sicurezza” ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, condannando l'iniziativa di Pyongyang. Severe condanne sono arrivate anche dai governi di Russia, Inghilterra e Stati Uniti, così come dalla Cina che aveva invitato il governo nordcoreano a desistere dai test nucleari.

domenica 3 febbraio 2013

Negato il deposito di scorie nucleari del governo britannico


I piani del governo britannico per realizzare un sito di stoccaggio permanente delle scorie nucleari da 19 miliardi di dollari nella Cumbria, dove sorge la famigerata centrale nucleare di Sellafield, sono praticamente colati a picco dopo una votazione del Cumbria County Council. In particolare, la contea ha bocciato lo "stage four" di esplorazione per il sito: una fase che avrebbe dovuto comprendere dettagliate indagini geologiche e discussioni sulle implicazioni sociali ed economiche della realizzazione di un deposito sotterraneo profondo per il combustibile nucleare esaurito e delle scorie.

Il voto negativo della Cumbria (una contea che fino ad ora aveva ubbidito ai diktat della lobby nucleare) è un brutto colpo per il governo conservatore-liberaldemocratico britannico e per i suoi piani di rilancio del nucleare con la scusa di ridurre le emissioni di gas serra, nonostante le crescenti prove che il nucleare non sia affatto una delle soluzioni per il global warming.

Il leader del Cumbria County Council, Eddie Martin, ha detto alla Bbc che «Il Gabinetto ritiene che vi siano sufficienti dubbi intorno all'idoneità geologia del West Cumbria per porre fine subito all''incertezza ed alla preoccupazione che questo sta causando alle nostre comunità. La Cumbria non è il posto geologicamente migliore nel Regno Unito e gli sforzi del governo devono concentrarsi sullo smaltimento sotterraneo delle scorie nel posto più sicuro, non nel più facile. La Cumbria ha un paesaggio unico e di fama mondiale, che ha bisogno di essere amato e protetto. Mentre Sellafield e il Lake District hanno convissuto fianco a fianco con successo per decenni, temiamo che se l'area venisse conosciuta nell'immaginario nazionale come il luogo in cui i rifiuti nucleari sono stoccati sotto terra, la reputazione del Lake District non potrà resistere».

La Gran Bretagna, che ha diverse centrali nucleari a fine vita e un bel po' di obsoleto nucleare militare da smaltire, è nei guai anche perché per legge non può esportare combustibile nucleare esaurito e le scorie nucleari; quindi, la ricerca di un deposito definitivo si sta facendo frenetica e l'eredità nucleare della Guerra Fredda è sempre più scottante. Il Department for energy and climate change britannico si è detto deluso per il voto ma ha aggiunto che «Non potrà minare lo smaltimento delle scorie nucleari sa lungo termine». Gli ambientalisti sono naturalmente molto soddisfatti anche perché dei 10 membri del Cumbria County Council 7 hanno votato no contro la prosecuzione dei piani di Londra, rovesciando a sorpresa il precedente atteggiamento della Cumbria favorevole alla costruzione del deposito nucleare sotterraneo.

La scelta del sito definitivo delle scorie nucleari britanniche si basa infatti sulla volontà delle comunità locali di accettare di ospitarlo, ma è previsto anche il diritto di tornare indietro dal processo approvativo in qualsiasi momento. Gli inglesi hanno copiato il principio alla base di programmi di successo per costruire depositi nucleari in Finlandia e Svezia, «Ma queste nazioni sono le sole ad esserci riuscite fino ad ora - sottolinea il fisico nucleare Nils Bøhmer, direttore di Bellona - Solo la Finlandia e la Svezia sono riuscite a selezionare un sito tra le loro proposte di depositi».

La decisione del Cumbria County Council mette fine a 4 anni di discussioni e accordi per trovare un deposito sotterraneo di alto livello per le scorie nucleari britanniche dopo che il Comune di Copeland aveva votato 6 a 1 a favore del proseguimento del progetto. Anche Allerdale aveva anche espresso interesse ad ospitare il progetto di deposito nucleare. Ma il voto del Consiglio della contea di Cumbria, annulla la decisione di Copeland e le disponibilità di Allerdale, che non aveva ancora votato.

Il Dipartimento dell'energia e dei cambiamenti climatici si trova quindi costretto a fare buon viso a cattivo gioco: «L'attuale processo sarà portato a termine (...) Ora intraprendiamo un rinnovato slancio per entrare in contatto con altre comunità che possono essere interessate e in grado di ospitare un sito di smaltimento».

Secondo Bohmer, «L'assenza di soluzioni definitive per il combustibile nucleare esaurito e le scorie radioattive nei depositi è il problema centrale dell'industria nucleare mondiale e una sfida speciale per la Gran Bretagna e le sue enormi quantità di scorie radioattive. Non è etico continuare a perseguire la costruzione di centrali nucleari fino a quando il problema dei depositi geologici non sarà risolto e questi saranno operativi».

In nessun Paese al mondo è stato ancora risolto il problema di come stoccare il combustibile nucleare esaurito e le scorie radioattive per le centinaia di migliaia di anni necessari perché diventino innocui. Secondo la maggior parte degli esperti nucleari solo lo stoccaggio negli strati geologici profondi potrebbe garantire una certa sicurezza. Negli Usa il presidente Barack Obama ha rinunciato a costruire un deposito nucleare a Yucca Mountain, in Nevada, dopo che studi ambientali indipendenti hanno rivelato che le scorie nucleari potrebbero contaminare le falde idriche. Attualmente la Finlandia sta costruendo un deposito a Onkalo, che dovrebbe diventare operativo nel 2020: l'esempio più concreto dei tentativi internazionali di costruire stoccaggi sotterranei definitivi, anche se deve ricevere ancora l'approvazione locale finale.

In Italia, mentre mandiamo a "riprocessare" via treno le scorie nucleari in Francia, tutto è ancora in alto mare ed anche la stessa Francia, la Spagna, la Germania ed altri Paesi nucleari stanno disperatamente cercando una comunità disposta ad ospitare quello che gli spagnoli chiamano "cimitero nucleare".