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sabato 30 marzo 2013

Chernobyl, l’esplosione che ha cambiato il mondo


Il 26 aprile di venticinque anni fa si è verificato il più grave incidente nella storia del nucleare Ventisette anni fa, il 26 aprile del 1986, il mondo veniva cambiato per sempre dal’esplosione del reattore quattro della centrale nucleare di Chernobyl.

Il 26 aprile di ventisette anni fa si è verificato il più grave incidente nella storia del nucleare!

Ventisette anni fa, il 26 aprile del 1986, il mondo veniva cambiato per sempre dall’esplosione del reattore quattro della centrale nucleare di Chernobyl. La cittadina ucraina diventò immediatamente simbolo della catastrofe che l’energia atomica poteva provocare, e svelò definitivamente le crepe del regime comunista, che crollò da lì a pochi anni. In questi giorni il mondo ricorda Chernobyl, la sua nube tossica e il lascito mai chiarito di vittime e morti provocati da quella esplosione che    terrorizzò il mondo.

26 APRILE 1986 – Nella notte del 26 aprile, esattamente l’una, ventitre minuti e quarantaquattro secondi,
esplose il reattore numero quattro della centrale di Cernobyl, una piccola città ucraina, che si trovava al confine con la Bielorussia e a circa centoventi chilometri dalla capitale Kiev. L’incidente, esattamente 25 anni fa, resta ancora oggi la più grande catastrofe della storia del nucleare civile. Quella notte i sistemi di sicurezza furono staccati per un test, che fallì completamente scatenando onde radioattive che perdurano ancora oggi a causa dell’esplosione del reattore numero quattro, tipologia RMBK-100. Nell’impianto si trovavano 190,2 tonnellate di combustibile nucleare. Gli esperti stimano che  fu liberata una quantità di radioattività tra i 50 e i 250 milioni di Curie, circa cento volte in più rispetto a quella delle bombe americane su Hiroshima e Nagasaki nel 1945. E’ stato stimato che fuoriuscirono circa il 50% di iodio e il 30% di cesio, disperdendosi nell’atmosfera. La nube radioattiva si spostò verso gran parte d’Europa, colpendo soprattutto Bielorussia e Russia. Al summit internazionale di Kiev per il 25esimo anniversario del disastro Igor Gramotkin, oggi direttore del sito di Chernobyl, pochi giorni fa ha evidenziato come il 95% di tutto il materiale radioattivo sia ancora sotto le macerie e continui a sprigionare radioattività pari a 15 milioni di Curie. La conferenza dei donatori nella capitale ha raccolto 550 milioni di euro per la costruzione del nuovo sarcofago e del nuovo impianto di stoccaggio per le scorie che dovrebbero essere terminati entro il 2015. Per coprire il costo totale di oltre 1,5 miliardi di euro mancano ancora circa 200 milioni. Rispetto all’incidente giapponese di Fukushima, anch’esso classificato al livello 7 sulla scala internazionale “Ines”, l’incidente nella centrale ucraina è considerato dagli esperti più grave per la maggior fuga di materiale radioattivo e gli effetti sulla salute e sull’ambiente nell’area. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, la Iaea, l’esplosione portò la contaminazione più elevata in un’area nel raggio di 100 km dalla centrale, con la concentrazione maggiore di isotopi di stronzio, cesio e plutonio.


DISASTRO TECNOLOGICO – “L’avaria di Chernobyl è stato il più grande disastro tecnologico dello scorso secolo, per colpa del quale milioni di persone sono state costrette a subire l’impatto delle radiazioni e centinaia di migliaia di uomini hanno dovuto abbandonare le loro case e la loro vita”. Con queste  parole il presidente della Russia ha voluto ricordare la tragedia che ha ridefinito la storia dell’Unione Sovietica e dell’umanità. Medvedev ha voluto ricordare il coraggioso eroismo dei liquidatori, le persone che provarono a contenere le conseguenze dell’esplosione del quarto reattore dell’impianto sovietico. Il presidente russo parteciperà oggi alle commemorazioni della tragedia che si svolgeranno nella vicina Ucraina, e nell’ennesima cesura col passato sovietico ha condannato il comportamento delle autorità dell’Urss, che nascosero la tragedia fino all’ultimo, tanto che nella Pravda del 27 aprile quanto successo a Chernobyl non era neppure nominato. Tutto il mondo ricorda quanto successo venticinque anni fa, in particolare i movimenti ecologisti che da quell’incidente trovarono nuova linfa. Il movimento dei Verdi in particolare, a livello europeo, utilizzò proprio l’incidente dell’impianto sovietico per ribadire con forza la netta contrarietà all’energia nucleare. L’Italia, dove i Verdi non hanno mai raggiunto significative vette di consenso, fu l’unico Paese ad abbondare completamente l’atomo dopo il disastro di Cernobyl, ma in molti altri Paesi ci furono moratorie oppure graduali fuoriuscite che sicuramente furono influenzate da quella tragedia che scosse il mondo. Germania, Spagna, Paesi Bassi e Svezia hanno seguito questa strada nel corso degli ultimi decenni, anche se gli ultimi due Paesi hanno ripensato il loro abbandono dell’atomo, una fonte energetica che stava rivivendo un piccolo rinascimento prima di Fukushima. Il disastro nipponico ha definitivamente chiuso l’epoca nucleare in Germania, e nei prossimi anni si valuteranno le conseguenze nelle altre Nazioni che ancora utilizzano la fissione dell’atomo.

UCRAINA  ANCORA ATOMICA – La Russia ha espresso rammarico per quanto fatto dall’allora Unione Sovietica, ma l’utilizzo dell’energia atomica ha resistito anche al disastro di Cernobyl. Una simile scelta è stata fatta anche dalla vicina Ucraina, che però soffre ancora di un’inquietudine molto forte a causa del’incidente atomico. A 25 anni dal disastro di Cernobyl gli ucraini temono che la tragedia possa ripetersi. Stando ai risultati di una ricerca condotta dall’Istituto Gorshenin resi nota oggi,
Il 70% della popolazione non si fida della sicurezza delle centrali nucleari del paese e ha paura di un altro incidente. Solo un ucraino su cinque si sente al sicuro. Quasi l’80% ritiene inoltre che la centrale di Cernobyl costituisca ancora un pericolo per la salute. Secondo il sondaggio, il 66% degli ucraini è contro la costruzione di nuovi impianti nucleari. Nel paese sono attive 4 centrali per complessivi 14 reattori. Oggi il primo ministro Mykola Azarov ha confermato che l’Ucraina non intende abbandonare la strada del nucleare e non rinuncerà a costruire nuovi reattori. “Dobbiamo imparare le lezioni dalle catastrofi come quelle di Cernobyl e Fukushima. Stiamo controllando in maniera approfondita le nostre centrali e saranno stanziati fondi per aumentare la sicurezza”, ha detto il premier.

Dal palco della conferenza internazionale sull’utilizzo del nucleare civile in corso a Kiev (“25 anni dopo Chernobyl: Sicurezza per il futuro“), dove è intervenuto anche il Segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon, il messaggio della comunità scientifica è stato lo stesso, e cioè quello di procedere in questa direzione, garantendo il massimo della sicurezza. Volodimir Kolosha, capo dell’agenzia statale ucraina che si occupa della cosiddetta “exclusion zone”, quella nel raggio di trenta km dal reattore numero 4 di Chernobyl, ha invitato a ricordare il disastro del 1986 proprio per “imparare le lezioni del passato” e si è soffermato sull’importanza della collaborazione internazionale per affrontare e soprattutto prevenire eventi analoghi, poiché “gli incidenti nucleari non conoscono confini”. Jacques Repussard, direttore dell’Istituto francese per la sicurezza nucleare, ha invitato a questo proposito la comunità internazionale a sviluppare una “road map per la sicurezza nucleare” i cui punti condivisi siano la solidità dei reattori, l’adeguatezza dei siti dove questi vengono costruiti, la professionalità dei lavoratori e delle organizzazioni coinvolte nel funzionamento delle centrali e la capacità di affrontare le situazioni di emergenza.

EFFETTI NON CHIARITI -La recente  conferenza di Kiev ha concentrato l’attenzione anche sulle conseguenze per la salute dell’incidente di Cernobyl, per molti versi ancora sconosciute, anche per il fatto che non vi sono molti studi. Per Ausra Kesminiene, dell’Agenzia per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità, anche in questo caso bisogna aumentare gli sforzi comuni. “La comunità internazionale deve supportare le ricerche sul lungo periodo perché gli effetti dell’incidente continuano ancora oggi e non sono ancora del tutto noti”, ha affermato la rappresentante dell’Oms.  A 25 anni dalla catastrofe, il bilancio suscita ancora controversie. Le autorita’ ucraine stimano che un totale di 5 milioni di persone abbia sofferto le conseguenze della tragedia. Per Greenpeace il numero varierebbe da 100 mila a 400 mila. Nel 2005 alcune agenzie dell’Onu (tra cui l’Oms) hanno indicato che sono morte 4000 persone. Ma l’Unscear, la commissione scientifica dell’Onu per gli effetti delle radiazioni nucleari, riconosce solo 31 vittime dirette dell’incidente, tra operatori e pompieri. E nel suo rapporto dello scorso febbraio fissa a 6848 i casi di cancro alla tiroide riconoscendolo come unica conseguenza diretta del disastro. Una società tedesca antinucleare si è spinta ad affermare che i tumori causati dal disastro ucraino arrivino fino ad ottocentomila, ed una simile quantità di bambini non sia nata per effetto delle radiazioni. ”Studi indipendenti condotti in Ucraina, Russia, Bielorussia e in altri Paesi dimostrano che le conseguenze all’esposizione anche a un basso livello di radiazioni sono molto piu’ allarmanti di quello che la comunita’ internazionale vuole accettare”, sostiene Aleksander Glushcenko, un fisico nucleare autore di tre libri su Cernobyl.

CHERNOBYL OGGI – Se non è possibile stimare le morti causate dal disastro, sicuramente la vita di moltissime persone residente nell’area tra l’Ucraina e la Bielorussia fu stravolta. Circa trecentomila persone dovettero abbandonare le loro abitazioni, e da allora quella zona non si è mai più sostanzialmente ripresa. A Cernobyl vivono qualche centinaio di persone, tra scienziati, tecnici, operai che ogni giorno lavorano nei pressi della centrale e all’interno della zona proibita, quella che inizia a 30 km dal reattore numero quattro esploso nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1986. Nella cittadina si vede gente, circolano macchine, qualche bicicletta. Anche se nessuno abita fisso qui e si lavora su turni per evitare prolungate esposizioni alle radiazioni, qualcosa comunque si muove ed è cambiato. Il vero luogo fantasma è cosi diventata la vicina Priypat, un tempo nota come città dei fiori, dove
vivevano più di cinquanta mila abitanti, e ora diventa un deserto di solitudine e desolazione post nucleare. All’interno di Priypat, a poca distanza dal reattore, si nota come  quasi ogni cosa è davvero rimasta immobile come 25 anni fa. La città era stata fondata nel 1970 proprio per ospitare le famiglie e tutti i lavoratori della centrale, fin dalla sua costruzione. Dei quasi 50 mila abitanti oltre 15 mila erano bambini, l’età media totale di 26 anni. Nel giro di un paio d’ore, nel pomeriggio del 27 aprile, circa 36 ore dopo l’incidente, Pripyat fu completamente evacuata. 1200 bus portarono via tutti gli abitanti, dopo che alla mattina via radio era arrivata la notizia di prepararsi a lasciare la città per almeno tre giorni. Venticinque anni dopo è molto è rimasto come allora, consumato però dal passare del tempo, dai carrelli abbandonati nei supermercati ai libri sugli scaffali delle librerie o della scuola. Si può fare un giro nella vecchia piscina o godersi la vista dalle camere dell’hotel nella piazza centrale. Al parco giochi la grande ruota arrugginita è ancora l’attrazione principale. La città fantasma è stata addirittura collocata dalla rivista americana Forbes tra le mete più stravaganti dove andare in vacanza. L’anno scorso sono arrivati circa 7 mila turisti che hanno visitato la zona dove è vietato vivere, a causa delle contaminazioni ancora troppo elevate, un’aerea di quattromila trecento chilometri quadrati dove una volta risiedevano più di 120 mila abitanti. In realtà all’interno di questo perimetro , nei paesi poco distanti da Chernobyl, circa duecento persone, tutte anziane e dedite ad attività rurali, sono ritornate nelle loro antiche abitazioni. L’Ucraina l’aveva vietato, ma poi ha tollerato la insopprimibile voglia di casa di queste persone.

Fukushima e Chernobyl, due disastri a confronto

Affinità e – soprattutto – differenze tra l’incidente nucleare russo e quello giapponese: Le autorità giapponesi hanno innalzato oggi al livello 7 la gravità dell’incidente alla centrale nucleare di Fukushima, in Giappone. Questo livello, il massimo livello della scala INES.


Le autorità giapponesi hanno innalzato oggi al livello 7 la gravità dell’incidente alla centrale nucleare di Fukushima, in Giappone. Questo livello, il massimo livello della scala INES degli incidenti nucleari, era stato attribuito in precedenza solo all’incidente di Chernobyl, quando la quantità di emissioni radioattive fu almeno 10 volte superiore a quella rilevata in Giappone. I due casi restano comunque molto diversi, come deducibile dalla scheda seguente, proposta dalla Bbc e ripresa da TmNews:

DATA Fukushima: 11 marzo 2011 Chernobyl: 26 aprile 1986
CAUSA Fukushima: terremoto magnitudo 9.0 seguito da tsunami; panne del sistema elettrico e conseguente blocco del circuito di raffreddamento. Esplosioni di gas a catena.
Chernobyl: un’improvvisa escursione di potenza elettrica durante un test ha causato l’esplosione del reattore numero 4 e una serie di incendi a catena.
NUMERO DEI REATTORI: Fukushima: sei, solo tre danneggiati; danni anche alle piscine di raffreddamento del combustibile esausto.
Chernobyl: quattro reattori, solo uno è esploso.
TIPO REATTORI Fukushima: reattori ad acqua bollente; non hanno un nucleo di grafite. La struttura di contenimento è rimasta intatta.
Chernobyl: tipo RBMK ad acqua leggera bollente, moderato a grafite. Non esisteva alcuna struttura di contenimento.
RADIOAZIONI RILASCIATE: Fukushima: 370.000 tera becquerel (TBq) Chernobyl: 5.200.000 (TBq)
ZONA CONTAMINATA Fukushima: oltre 60 chilometri di distanza a nord ovest e circa 40 km a sud-sudovest Chernobyl: 500 km dal reattore
ZONA DI EVACUAZIONE: Fukushima: 20 km; 20-30 km volontariamente; Chernobyl: 30 km
PERSONE EVACUATE: Fukushima: al momento 80.000 Chernobyl: 115mila subito, altre 220mila in seguito.
DECESSI Fukushima: nessuno collegato direttamente a radioazioni; Chernobyl: 64 al 2008 e altri 4.000 presunti per tumori e leucemie nel giro di 80 anni, secondo stime Onu.

Anche l’Adn Kronos fornisce una scala di differenze tra Fukushima e Chernobyl:
Esplosione: la centrale nucleare di Chernobyl esplose mentre era in corso un test sulla sicurezza. La deflagrazione produsse una palla di fuoco che proietto’ la radioattivita’ a gran distanza nell’atmosfera. A Fukushima i sei reattori si sono invece automaticamente fermati di fronte al sisma e lo tsunami dell’11 marzo.
Fusione: a Chernobyl l’incidente riguardo’ un solo reattore, mentre a Fukushima sono coinvolti tre dei sei reattori. Lo tsunami dell’11 marzo ha fermato il sistema di raffreddamento e i tecnici sono impegnati a impedire che la parziale fusione del combustibile nucleare non si tramuti in una fusione totale. A differenza di Fukushima, il reattore di Chernobyl non era protetto da una vasca di contenimento.
Intervento per fermare l’incidente: le autorita’ sovietiche hanno impiegato centinaia di migliaia di lavoratori, i cosiddetti liquidatori, impegnati soprattutto a costruire un sarcofago di cemento attorno alla centrale. In Giappone sono impiegate piccole squadre per raffreddare i reattori e il combustibile, chiudere le falle e pompare l’acqua radioattiva verso il mare.
Diffusione notizie: Mosca ammise l’esistenza del problema solo quando i paesi scandinavi registrarono una crescita della radioattivita’, molti giorni dopo l’esplosione. Il Giappone informo’ il giorno stesso l’Agenzia internazionale per l’energia atomica.
Evacuazione: le autorita’ sovietiche decretarono una zona di evacuazione del raggio di 30 chilometri. I giapponesi hanno inizialmente ordinato l’evacuazione entro 20 chilometri, ordinando ai residenti della successiva fascia di dieci chilometri di rimanere in casa. Ieri e’ stata decisa l’evacuazione anche di localita’ in questa seconda fascia.
Vittime: 134 dipendenti della centrale e operai impegnati nello sforzo di contenimento furono colpiti da radiazioni e 28 di loro morirono. Le vittime accertate sono 65. Al momento in Giappone tre dipendenti hanno sofferto di leggere ustioni.
Impatto: la radioattivita’ emessa finora in Giappone e’ pari al 10% di quella di Chernobyl, ma si stima che sul lungo periodo possa superarla. L’incidente di Cernobyl fu esacerbato dal fatto che brucio’ anche la grafite usata come moderatore nella fissione, provocando una diffusione delle particelle radioattive fino a migliaia di chilometri di distanza. A Fukushima non viene impiegata la grafite. Nella ipotesi peggiore, da Fukushima potrebbe innalzarsi una nube radioattiva fino a 500 metri sopra la centrale, che ricadrebbe tuttavia nei pressi dell’impianto. Secondo John Beddington, consigliere scientifico del governo britannico, “i problemi sono nel raggio di 30 chilometri dal reattore”. Il problema a piu’ a lungo termine sembra essere quello della contaminazione del Pacifico.

Nucleare in Europa: il Parlamento UE boccia gli stress test e chiede norme condivise


Non solo Politica Agricola Comune nella Plenaria di marzo del Parlamento Europeo. I Deputati, infatti, hanno dibattuto, nelle settimane scorse, anche su altri temi ambientali piuttosto caldi al momento. Primo fra tutti l’energia nucleare.


Dopo i cosiddetti “stress test” sulla sicurezza, tutte le centrali nucleari UE dovrebbero infatti attuare con urgenza gli interventi necessari. È questo l’appello che arriva dall’Eurocamera, in una Risoluzione approvata a larga maggioranza. Per gli Eurodeputati è fondamentale che gli operatori delle centrali e i gestori dei rifiuti radioattivi siano in possesso di tutti i mezzi finanziari necessari ad assicurare la copertura per intero dei costi dei danni causati alle persone e all’ambiente, in caso di incidente. Nel testo del documento si legge, inoltre, una dura critica agli stress test, ritenuti limitati e senza una valutazione della preparazione della popolazione in caso di disastro. Un emendamento passato per 315 voti contro 282 si spinge oltre: gli stress test non hanno valutato alcuni rischi come eventi secondari, deterioramento dei materiali e errori umani. Questi esami non costituiscono, quindi, una garanzia sufficiente per la sicurezza degli impianti nucleari europei. Visto che,  rileva l’Assemblea parlamentare, nell’UE sono almeno quarantasette le centrali con oltre centomila abitanti nel raggio di trenta chilometri.

Il nucleare è arrivato sui banchi di Strasburgo dopo che Amalia Sartori, Presidente della Commissione Energia dell’Europarlamento, aveva sollecitato la Commissione UE, in un’interrogazione, a dare una indicazione chiara di tempi e contenuti della proposta di legislazione su assicurazione e responsabilità per i gestori degli impianti nucleari. Il Commissario UE all’energia, Gunther Oettinger, di fronte all’Assemblea ha dichiarato che la Commissione è pronta a presentare ad aprile la sua proposta di Direttiva sulla sicurezza degli impianti. Seguirà poi quella di un Regolamento che prevede l’obbligo di un’assicurazione per ogni danno potenziale. L’obiettivo è quello di creare un quadro legislativo comune per il settore  dell’atomo, finora nelle mani dei soli Stati membri. Non sarà facile mettere tutti d’accordo, tenendo conto che diversi Paesi si sono dimostrati piuttosto ostili all’idea che l’UE fissi degli standard per la sicurezza del nucleare. Per alcuni si tratta, infatti, di una materia di esclusiva competenza nazionale. Tuttavia, il Commissario si è detto ottimista. Spera nel dibattito in seno al Parlamento e ad una maggioranza in Consiglio UE entro fine anno perché, ha precisato Oettinger, ”La nostra direttiva proporrà la massima indipendenza di ciascun ente di supervisione nazionale”.

A Strasburgo si è parlato anche di sostanze radioattive nell’acqua potabile. Una questione di salute pubblica di estrema rilevanza sulla quale gli Eurodeputati chiedono monitoraggi regolari e norme più rigide sui limiti di concentrazione di radon, trizio e altri elementi. Anche su questa materia – sulla quale l’Assemblea UE non ha attualmente grande voce in capitolo – la Risoluzione chiede che l’Europarlamento diventi parte attiva in queste decisioni sovranazionali. Anche per l’inquinamento dell’acqua potabile derivante dalle attività umane dovrebbe infatti valere il principio chi inquina paga. Il Parlamento chiede inoltre che le informazioni sulle valutazioni di rischio degli impianti nucleari ed aree vicine e sulla presenza di sostanze radioattive nell’acqua, siano rese pubbliche. Gli stessi Stati membri dovrebbero portare avanti valutazioni del rischio di impatto sulla falde acquifere e dei depositi di rifiuti radioattivi che potrebbero essere colpiti da disastri naturali. Michelle Rivasi, Eurodeputata francese dei Verdi e relatrice del provvedimento, ha pertanto insistito sul fatto che i livelli di “radioattività consentita”, debbano essere sottoposti ad approvazione attraverso un voto democratico. “Sto considerando l’ipotesi di portare la questione di fronte alla Corte Europea di Giustizia” minaccia Rivasi.

martedì 12 marzo 2013

AMERICIO


L'americio è l'elemento chimico di numero atomico 95. Il suo simbolo è Am.

L'americio è un elemento metallico radioattivo sintetico della famiglia degli attinidi, ottenuto bombardando il plutonio con neutroni. È stato il quarto elemento transuranico ad essere scoperto. Prende il nome dall'America, in analogia con l'europio.

CARATTERISTICHE
L'americio metallico appena preparato presenta una lucentezza bianco-argentea (più argenteo del plutonio o del nettunio) e, a temperatura ambiente, diventa opaco lentamente in aria secca. L'emissione alfa dell'Am-241 è circa il triplo di quella del radio. Pochi grammi di Am-241 emettono radiazione gamma intensa che crea seri problemi di esposizione a chi deve maneggiare l'elemento.

APPLICAZIONI

L'americio può essere prodotto in quantità dell'ordine dei chilogrammi, principalmente sotto forma dell'isotopo 241Am.
Trova applicazioni domestiche in alcuni modelli di rivelatori di fumo, dove viene usato in qualità di sorgente di radiazioni ionizzanti. 241Am è stato anche usato come sorgente portatile di raggi gamma per l'uso in radiografia e come mezzo per misurare lo spessore del vetro.
242Am è un emettitore di neutroni ed ha trovato uso nella radiografia a neutroni; è tuttavia un isotopo estremamente costoso da produrre in quantitativi utilizzabili.

ISOTOPI
Dell'americio sono noti 18 isotopi radioattivi aventi masse comprese tra 231,046 e 249,078, di cui i più stabili sono 243Am (emivita: 7370 anni) e 241Am (432,2 anni). Tutti gli altri isotopi hanno emivite inferiori alle 51 ore e la maggior parte di essi inferiori a 100 minuti. L'americio possiede inoltre 8 metastati, di cui il più stabile è 242mAm (emivita: 141 anni).

sabato 9 marzo 2013

CESIO-137

CHE COSA E' IL CESIO-137?

Il cesio-137 (137Cs, Cs-137) è un isotopo radioattivo del metallo alcalino cesio che si forma principalmente come un sottoprodotto della fissione nucleare dell'uranio, specialmente nel reattore nucleare a fissione.

EMIVITA

Ha un'emivita di circa 30,17 anni, e va incontro a decadimento beta per emissione di raggi beta, formando un isomero nucleare metastabile del bario-137: il bario-137m (137mBa, Ba-137m). (Circa il 95 % del decadimento nucleare conduce a questo isomero. L'altro 5,0 % va a popolare direttamente lo stato di base, che è stabile.) Il Ba-137m ha un'emivita di circa 2,55 minuti, ed è il responsabile di tutte le emissioni di raggi gamma. Un grammo di cesio-137 ha una radioattività di 3,215 terabecquerel (TBq).
L'energia del fotone prodotto dal Ba-137m è di 662 keV. Questi fotoni possono essere utili per l'irraggiamento degli alimenti e nella radioterapia del cancro. Il Cesio-137 non viene utilizzato ampiamente per la radiografia industriale perché è molto reattivo chimicamente, e dunque, è difficile da manipolare. Anche i sali del cesio sono molto solubili nell'acqua, e questo complica la gestione sicura del cesio. Nella radioterapia e nella radiografia industriale si preferisce il cobalto-60 (60Co), dal momento che chimicamente si tratta di un metallo piuttosto non reattivo che offre fotoni di raggi gamma molto più energetici. Il cesio-137 può essere trovato in alcuni dispositivi per la misura dell'umidità e della densità, in misuratori di flusso, e in sensori correlati.

UTILIZZI

Il cesio-137 ha un piccolo numero di utilizzi pratici. In piccoli quantitativi, viene usato per calibrare gli strumenti di misura delle radiazioni. Viene qualche volta utilizzato per la terapia del cancro, e viene anche usato industrialmente in dispositivi per la misura dei flussi di liquidi e come calibro per misurare lo spessore dei materiali.

CESIO RADIOATTIVO NELL'AMBIENTE

Piccoli quantitativi di cesio-134 e di cesio-137 vennero rilasciati nell'ambiente all'epoca delle esplosioni nucleari in atmosfera e da alcuni incidenti nucleari, specialmente dal disastro di Chernobyl. Nel 2005, il cesio-137 era la principale fonte di radiazione nella zona di alienazione attorno alla centrale elettronucleare di Chernobyl. Assieme al cesio-134, allo iodio-131, e allo stronzio-90, il cesio-137 era uno dei radioisotopi che ponevano il maggiore rischio per la salute, tra quelli dispersi dall'esplosione della bolla d'idrogeno del reattore e il successivo incendio della grafite.
La contaminazione media da cesio-137 in Germania susseguente al disastro di Chernobyl ammontava a 2000 - 4000 Bq/m2. Questo corrisponde a una contaminazione di 1 mg/km2 di cesium-137, totalizzando circa 500 grammi depositati su tutta la Germania.
Dal momento che per la maggior parte il cesio-137 è un sottoprodotto della fissione nucleare artificiale, non si presentava in natura in nessun modo significativo prima che cominciassero i test delle armi nucleari. Grazie all'osservazione dei raggi gamma caratteristici emessi da questo isotopo, è possibile determinare se il contenuto di un determinato contenitore sigillato è stato prodotto prima o dopo l'era della bomba atomica. Questa procedura è stata usata da alcuni ricercatori per controllare l'autenticità di alcuni rari vini, specialmente quelli che venivano spacciati per "bottiglie di Jefferson".

RISCHI SANITARI POSTI DAL CESIO RADIOATTIVO

Il cesio-137 è un metallo alcalino molto solubile in acqua e chimicamente tossico in piccoli quantitativi. Il comportamento biologico del cesio-137 è simile a quello del potassio e del rubidio. Dopo l'ingestione, il cesio si distribuisce nell'organismo, in modo più o meno uniforme, raggiungendo le maggiori concentrazioni in tessuti ricchi di potassio, come quelli dei muscoli scheletrici e del cuore, raggiungendo minori concentrazioni nelle ossa (dove prevale lo stronzio-90 e il radio). L'emivita biologica del cesio è piuttosto corta, di circa 70 giorni.
Esperimenti eseguiti su cani hanno mostrato che una singola dose di 3800 μCi/kg (circa 44 μg/kg di cesio-137) risulta letale in tre settimane.
L'ingestione accidentale del cesio-137 può essere trattata con il colorante blu di Prussia, che si lega a esso chimicamente accelerando la sua espulsione dal corpo.
L'impropria manipolazione delle sorgenti di raggi gamma da cesio-137 può portare al rilascio di questo radionuclide e a malattie o danni da radiazione. Forse il caso più noto è l'incidente di Goiânia, nel quale un apparecchio di radioterapia impropriamente smaltito proveniente da una clinica abbandonata nella città di Goiânia in Brasile, venne raccolto da una discarica, e il sale di cesio, che era di fluorescente, venne venduto a compratori curiosi del tutto sprovveduti. Questa situazione portò a molteplici danni gravi in seguito all'esposizione a diverse dosi di radiazione.
Le sorgenti di raggi gamma basate sul Cesio, racchiuse in contenitori metallici possono essere (criminalmente o negligentemente) mescolate con rottami metallici destinati alle fonderie, procedura che porta alla produzione di acciaio contaminato con radioattività.
Un esempio importante è stato l'incidente della Acerinox del 1998, quando la compagnia di riciclaggio spagnola Acerinox fuse una massa di cesio-137 radioattivo che proveniva da un generatore di raggi-gamma.
Nel 2009, degli operai cinesi nella provincia dello Shaanxi stavano demolendo una vecchia fabbrica. Del cesio-137 incapsulato dentro a del piombo venne inviato a un'acciaieria e fuso assieme ai rottami.


Caso nucleare in Piemonte: cinghiali Valsesia contaminati da tracce di cesio 137


Indagini con verdetto radioattivo. Il ministro Balduzzi chiama Nas e Noe

Analizzati campioni di lingua e diaframma di capi abbattuti durante la stagione venatoria 2012. Su 27 campioni il livello di cesio 137 è risultato superiore allo soglia tollerabile in caso di incidente nucleare.

Roma, 7 marzo 2013 - Tracce di cesio 137, oltre la soglia prevista dal regolamenti, sono stati riscontrati in seguito a controlli nella lingua e nel diaframma di cinghiali del comprensorio alpino della Valsesia. Il cesio 137 è un isotopo radioattivo rilasciato - tra l'altro - nel 1986 dalla centrale di Chernobyl. 

MASSIMA ALLERTA - Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, in contatto con le autorità sanitarie e la presidenza della Regione Piemonte, ha immediatamente attivato il comando dei Carabinieri del Nas e del Noe, nel cui reparto operativo è inserita una Sezione inquinamento da Sostanze radioattive (orientata al contrasto di traffici illeciti di rifiuti e materiali radioattivi e dotata di complessi laboratori mobili di rilevamento), che insieme alla direzione generale per l'igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione dello stesso Ministero coordineranno tutti gli accertamenti. La prima riunione urgente di coordinamento è stata in detta per domani mattina.
RISULTATI SCONVOLGENTI - Sono stati analizzati campioni di lingua e diaframma di capi abbattuti durante la stagione venatoria 2012/2013. Su 27 campioni il livello di cesio 137 è risultato superiore allo soglia indicata dal regolamento 733 del 2008, come limite tollerabile in caso di incidente nucleare. I campioni erano stati prelevati per essere sottoposti ad una indagine sulla trichinellosi, una malattia parassitaria che colpisce prevalentemente suini e cinghiali. Successivamente gli stessi campioni sono stati sottoposti a un test di screening per la ricerca del radionuclide Cesio 137, con l'intento di mettere a punto la metodica stessa, coerentemente con quanto espresso dalla raccomandazione della Commissione europea del 14 aprile 2003. I risultati hanno evidenziato la presenza di un numero consistente di campioni con livelli di Cesio 137 superiori a 600 Bq/Kg (becquerel per kilo, unità di misura per il cesio 137).
ALTRI ESAMI - I valori dei campioni oscillano in un range tra 0 e 5621 Bq/Kg e 27 campioni presentano valori al di sopra dei 600 Bq/kg. Ad oggi dei 27 con valore superiore alla soglia ne sono stati inviati 10 al Centro di Referenza Nazionale per la ricerca della radioattività nel Settore Zootecnico Veterinario dell'IZS di Puglia e Basilicata; 9 sono stati  confermati, con la metodica accreditata, con valori superiori ai 600 Bq/Kg. Il decimo campione ha un valore attorno ai 500 Bq/Kg. E' stato già programmato l'invio dei 17 rimanenti campioni positivi allo screening al Centro di Referenza nazionale di Foggia.

Fukushima 2 anni dopo, SkyTG24 nella centrale nucleare


A due anni dall'incidente nella centrale nucleare di Fukushima, causato dal violento terremoto che colpì il Giappone, le telecamere di SkyTG24 sono entrate nel sito, dove tremila persone lavorano notte e giorno per mettere in sicurezza l'impianto.

Le cose nell' ultimo anno sono "significativamente migliorate", spiega nell'edificio antisismico nel cuore della centrale Takeshi Takahashi, alla guida della centrale da dicembre 2011. "Anche se siamo di fronte a compiti difficili - continua - ci muoveremo verso il processo di smantellamento della struttura, stimato in almeno 40 anni".  La radioattività nel sito è diminuita grazie alla rimozione dei detriti e altri interventi di bonifica, aggiunge Takahashi, ma "il lavoro da fare è ancora tanto".

A pochi chilometri dal vecchio sito intanto, tutto è pronto per far rinascere una centrale gemella e far ripartire i 4 reattori nucleari, in attesa del via libera del governo giapponese.

La centrale di Fukushima dopo l'esplosione