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Questo blog nasce per pura curiosità e per qualche insegnamento molto superficiale, la radioattività è un argomento molto complesso e vasto e difficile da capire se non si hanno le basi; questo blog cerca di "insegnare" queste piccole basi molto semplicemente! In oltre, parliamo di notizie recenti e non, riguardanti la radioattività cercando di essere i più concreti e semplici possibili...

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venerdì 16 marzo 2012

Tipi di reattori nucleari

  1. Reattori di I e II generazione I: reattori cosiddetti "provati" sono quelli di cui è stata verificata la stabilità operativa per usi civili commerciali.
  2. Reattori nucleari a GAS (GCR): I GCR, ormai in disuso, erano in grado di usare l'uranio naturale come combustibile, permettendo cosí alle nazioni che li avevano sviluppati di produrre uranio arricchito per fabbricare plutonio e armi nucleari, senza dover dipendere dalle importazioni di altri paesi di cui, al tempo, gli unici fornitori erano solo Stati Uniti e Unione Sovietica.
  3. Reattori nucleari ad acqua leggera (LWR)
  4. Filiera RBMK: l moderatore è sia la grafite che l'acqua, che fa anche da termovettore. Questa caratteristica dà al reattore un pericoloso coefficiente di vuoto positivo che generano forti escursioni di potenza, soprattutto alle basse potenze. La filiera è stata costruita solamente in paesi ex-URSS; l'incidente di Chernobyl ha coinvolto un reattore di questo tipo.
  5. Filiera BWR: Sono reattori ad acqua in pressione.In questi reattori l'acqua nel vessel viene mantenuta allo stato liquido aumentandone di molto la pressione. L'acqua è sia moderatore che termovettore, per la generazione elettrica si passa però per degli scambiatori di calore, chiamati generatori di vapore. Essendoci quindi uno scambiatore termico fra la fonte di calore e la turbina, il rendimento termodinamico è leggermente inferiore rispetto alla filiera BWR.
  6. Reattori nucleari ad acqua pesante (HWR).
  7. Reattori di III e III+ generazione:
    I reattori cosiddetti di 3ª generazione sono versioni migliorate dei reattori di 2ª generazione, di cui riprendono le caratteristiche fondamentali. Non apportano quindi sostanziali differenze concettuali di funzionamento né riguardo ai fluidi refrigeranti né al "combustibile" (se non la possibilità di arrivare a tassi di bruciamento più elevati, quindi aumentare il fattore di carico ed avere all'uscita meno plutonio) e pertanto neanche si hanno miglioramenti sostanziali per quanto riguarda le scorie prodotte.
    Prevedono però un approccio diverso alla filosofia di progettazione, includendo gli incidenti severi negli incidenti base di progetto. Ciò ha portato all'implementazione di ulteriori salvaguardie ingegneristiche (core catcher, sistemi di refrigerazione passivi, ecc.) che dovrebbero rendere queste nuove tipologie di impianto in grado di evitare contaminazioni esterne in caso di incidente.
  8. Reattore modulare Pebble Bed (PBMR).
  9. Reattori sperimentali a-generazionali.
  10. Reattore autofertilizzante veloce a metallo liquido (LMFBR).
  11. Reattore nucleare ad amplificazione di energia (ADS).
  12. Reattori di IV e IV+ generazione: A fronte delle sperimentazioni passate - non sempre coronate da successo - di queste tipologie di reattori, lo studio teorico di ulteriori evoluzioni è alla base delle proposte di un consorzio internazionale per la cosiddetta 4ª generazione. Questa raggruppa 6 possibili futuri reattori, peraltro senza comunque considerare tutte le strade effettivamente percorribili (ad esempio l'uso del torio in reattori di 3ª generazione oppure reattori sottocritici). Non è pertanto detto che uno dei reattori definiti di 4ª generazione possa essere l'evoluzione preferibile e/o attuabile a livello tecnico, ambientale ed economico.

Nucleare in America Latina, i grandi proseguono


A un anno dalla crisi di Fukushima, il nucleare diventa uno dei temi caldi in America Latina. Gli unici tre paesi con centrali nucleari, Brasile, Messico e Argentina, pianificano un potenziamento del settore. Attualmente, solo il 2% dell’energia elettrica latinoamericana proviene da centrali nucleari. In seguito alla tragedia giapponese, Venezuela, Perù e Bolivia hanno desistito dai loro piani di sviluppo nucleare, mentre il Cile mantiene un atteggiamento ambiguo a riguardo.
È questo lo scenario delineato da Kerstin Kress, ricercatrice della Fondazione Friedrich Ebert, in un articolo pubblicato da Nueva Sociedad, la rivista latinoamericana dell’istituzione tedesca. “L’incidente di Fukushima ha aperto un nuovo dibattito sull’energia nucleare in America Latina. Tuttavia, le proteste anti-nucleari non hanno raggiunto la stessa dimensione di quelle europee”, scrive Kress.
Lo scorso settembre l’Argentina ha inaugurato la sua terza centrale nucleare. Le altre due risalgono al 1974 e al 1984. I lavori del terzo impianto, chiamato Atucha II, erano iniziati negli anni ottanta, ma erano stati sospesi negli anni novanta in seguito ai tagli alla spesa pubblica. Le tre centrali producono il 6,2% dell’elettricità del paese.
Il Governo di Cristina Fernández de Kirchner incoraggia lo sviluppo del primo reattore nucleare al 100% argentino e la produzione di uranio arricchito per contro proprio e in collaborazione con il Brasile.
Le due installazioni brasiliane di Angra, risalenti al 1982 e al 2000, forniscono l’1,8% dell’elettricità del paese. La centrale Angra III sarà completata entro il 2015. Intanto il Governo di Dilma Rousseff pianifica la costruzione di altri due poli.
Paulo Carneiro, consulente tecnico della compagnia di stato brasiliana Eletronuclear, assicura che Angra III “non avrà le carenze di Fukushima”. Le altre due centrali, continua Carnerio, “sono sottoposte ad oltre 50 esami. Ad esempio, in caso di allagamento, è previsto un sistema di protezione aggiuntiva. Stiamo studiando l’utilizzo di autopompe e generatori di corrente mobili, così da non dipendere dalla rete elettrica. Da qui a due anni saranno investiti 217 milioni di euro per la sicurezza dei tre impianti”.
“I critici lamentano il limitato piano di evacuazione di soli 5 chilometri intorno ai reattori, e non di 20 che includerebbero la città di Angra dos Reis, con 170.000 abitanti. Ma, a causa delle continue proteste, il Governo si è detto disposto ad un cambio del piano”, sottolinea Kress.
Il 2,4% dell’elettricità del Messico proviene dalle due centrali nucleari di Laguna Verde, inaugurate nel 1990 e nel 1995 a Veracruz. Nel 2010, la Comisión Federal de Electricidad messicana aveva annunciato di voler toccare “quota 10% entro il 2024, per ridurre la dipendenza dagli idrocarburi”. Nel 2011 sono stati terminati i lavori per potenziare del 20% i generatori.
Il direttore generale della Comisión Nacional de Seguridad Nuclear y Salvaguardias del Messico, Juan Eibenschutz Hartman, assicura che “a Laguna Verde non c’è alcun rischio di uno tsunami, né si sono mai registrati forti sismi. Stiamo comunque studiando un piano d’emergenza che prevede la disposizione di autopompe, funzionanti con generatori di corrente mobili, nei pressi dei reattori”.
“Gruppi ambientalisti, esperti in questioni nucleari e movimenti cittadini come Madres Veracruzanas denunciano la mancanza di un valido piano d’emergenza che metta al riparo la popolazione di Laguna Verde e delle zone limitrofe”, conclude lo studio della Fondazione Friedrich Ebert.