La situazione è complicata dal fatto che la piscina di raffreddamento del combustibile irraggiato del reattore 4 è piena e si trova all’esterno dell’edificio del reattore, cosa che ha provocato alti livelli di contaminazione nelle vicinanze degli impianti e ha costretto più volte l’azienda a evacuare la zona per ridurre i rischi ai lavoratori addetti.
Vista della centrale |
Secondo le stime dell’Istituto di radioprotezione francese (INRS) le emissioni di radioattività (Iodio-131 e Cesio-137) nei primi 10 giorni sono dell’ordine dei 500 mila Terabequerel in Iodio-equivalente. Questa stima è stata poi confermata da un esperto indipendente tedesco per conto di Greenpeace, che ha osservato come questo livello di emissioni radioattive sia il triplo di quello che definisce un incidente di scala INES 7, quella di Cernobyl. Le analisi dell’Istituto di meteorologia austriaco (ZAMG) sono invece abbastanza più elevate di quelle francesi. Le emissioni di Cernobyl sono state maggiori di quelle emesse nei primi 10 giorni a Fukushima secondo l’INRS, ma l’inventario radioattivo nei tre reattori che sono in parziale fusione del nocciolo e nella piscina 4 è maggiore.
I reattori di seconda generazione sono stati progettati con l’obiettivo di una probabilità di fusione del nocciolo ogni 100 mila anni-reattore. Ad oggi, globalmente, siamo arrivati a 14 mila anni reattore (ogni anno ai livelli attuali si aggiungono 440 anni-reattore circa) e oltre a Three Miles Island, Cernobyl abbiamo adesso la assai probabile parziale fusione di 3 reattori a Fukushima. Dunque la “promessa di sicurezza” che l’industria nucleare ha fatto per i reattori di seconda generazione è statisticamente assai discutibile.