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Questo blog nasce per pura curiosità e per qualche insegnamento molto superficiale, la radioattività è un argomento molto complesso e vasto e difficile da capire se non si hanno le basi; questo blog cerca di "insegnare" queste piccole basi molto semplicemente! In oltre, parliamo di notizie recenti e non, riguardanti la radioattività cercando di essere i più concreti e semplici possibili...

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domenica 19 gennaio 2014

Carichi radioattivi al termo Iren: controlli funzionano


Nei giorni scorsi due mezzi con rifiuti speciali fermati agli ingressi. Scattati gli accertamenti. L'utility: applicata prassi. L'assessore Folli: noi tenuti all'oscuro



La Provincia di Parma ha diffidato Iren Ambiente "dal proseguire l'esercizio dell'impianto in difformità alle prescrizioni dell'Autorizzazione Integrata Ambientale" e le ha ingiunto "di trasmettere entro dieci giorni dal ricevimento della presente ad Arpa e Provincia di Parma una relazione sulle difformità riscontrate".

Il caso, riportato dal sito Parmaquotidiano, fa riferimento a due carichi di rifiuti radioattivi consegnati e bloccati all'ingresso del Polo ambientale integrato di Parma il 16 e 17 dicembre.

I due mezzi trasportavano rifiuti che avrebbero fatto registrare valori ben superiori ai limiti posti dal controllo radioattività agli ingressi dell'inceneritore. Sono scattati gli accertamenti nel frattempo Iren ha comunicato quanto riscontrato ad Arpa e Ausl e dalla Provincia di Parma.

IREN - Contattata da Repubblica Parma, l'utility conferma la presenza dei carichi e sottolinea che l'episodio è la dimostrazione di come "i sistemi di controllo posti all'ingresso del Polo ambientale funzionino correttamente". "E' stata seguita la normale prassi attraverso un portale di rilevamento molto sensibile che misura la radioattività dei rifiuti". Che adesso sono in una sorta di "quarantena" in attesa degli esami e delle verifiche del caso. Del fatto, dicono da Iren, è stata data regolare comunicazione agli enti di controllo Arpa e Asl.

Non è raro, aggiungono dalla utility, trovare nei cassonetti materiale di questo tipo. Si pensi agli indumenti indossati da chi si è sottoposto ad esami diagnostici radiologici che prevedono isotopi radiattivi, la "materia prima" in medicina nucleare. "Abbiamo applicato le regole previste e quel che è avvenuto dimostra che il sistema di controllo funziona".

IREN: PANNOLONE E TOVAGLIOLI CON VOMITO - Iren Ambiente in una nota precisa che il materiale radioattivo "bloccato dal portale di rilevazione della radioattività presente all'ingresso del termovalorizzatore di Parma è stato sottoposto  -  come previsto dalle procedure definite dall'autorizzazione integrata ambientale  -  all'analisi di esperti qualificati che hanno rinvenuto un pannolone e tovaglioli di carta intrisi di vomito".


"In entrambi i materiali  è stata rilevata la presenza di 'iodio 131', sostanza radioattiva utilizzata come metodo di contrasto nelle analisi radiologiche. Si è trattato quindi di rifiuti prodotti a livello domestico da persone che sono state sottoposte ad esami clinici. La relazione degli esperti qualificati è stata trasmessa agli Enti di controllo, come previsto dalle normali procedure. La presenza del portale di ricerca della radioattività garantisce che nessun materiale pericoloso possa essere messo in combustione"

Calabria, montagna della Limina. Scorie radioattive nella galleria













Un geometra, che ha lavorato alla realizzazione della galleria della Limina, e alcuni documenti dei servizi segreti rivelano che all'interno della montagna sono state stoccate delle scorie radioattive. Ma lo Stato non fa niente per accertare la verità dei fatti.

L'incubo rifiuti tossici aleggia sulla Calabria in modo sinistro, come un avvoltoio, che aspetta di nutrirsi di carogne. Tempo fa un articolo della Stampa, si occupò della galleria della montagna della Limina, in provincia di Reggio Calabria, oggetto negli anni 90, di dettagliate dichiarazioni agli investigatori antimafia di un geometra, che ora ha 84 anni, il quale ha lavorato alla sua realizzazione. La galleria misura 3 chilometri e 700 metri, sulla strada statale 682 che collega i due mari, da Rosarno a Gioiosa Jonica ed è stata ultimata nel 1992. Lì, secondo il suo racconto, sarebbero stati tumulati rifiuti radioattivi,  impastati nel cemento e poi inaugurati in pompa magna.


All’imbocco della galleria Limina in direzione Tirreno, con un piccolo contatore geiger, si registra una radioattività di 0,41 microsievert,  sul versante opposto il dato è 0,31, valori nettamente superiori ai livelli normali (  fondo ambientale) in Calabria, che oscillano tra 0,10 e 0,20. In linea generale il livello di  0,41 non è un indice di pericolosità, ma c'è da considerare che un metro di cemento basta per schermare in massima parte le radiazioni, inoltre fa riflettere il fatto che queste oscillazioni non si registrano in altre gallerie calabresi.  Nonostante ciò nessun provvedimento, nessuna indagine, nessuno studio da parte delle autorità sanitarie per capire perché la gente muore di tumore: definire criminale lo Stato diventa, in queste circostanze, una logica conseguenza.

Residui radioattivi nel poligono Ariete



Il torio 232 – un metallo radioattivo che deriva dal “decadimento” dell’uranio – è presente oltre la soglia naturale nell’area bersagli del poligono militare Cellina Meduna, a Cordenons.



È quanto ha riscontrato l’Arpa in quattro degli otto punti dove sono dislocate le carcasse di carri armati utilizzate per l’addestramento a fuoco. Nei giorni scorsi il Dipartimento provinciale dell’Arpa l’ha comunicato in una nota inviata al comando della 132ª brigata Ariete di Cordenons, al comando dell’esercito, a Regione e Provincia, alla prefettura di Pordenone e all’Ass6, nonché ai Comuni di Cordenons, San Quirino, Vivaro e San Giorgio della Richinvelda, sui cui territori insiste il poligono.

All’interno di esso, l’area bersagli era già stata isolata e interdetta a militari e civili a marzo, poiché a seguito di un monitoraggio effettuato dalle autorità militari vi era emersa la presenza di materiali pensanti oltre la soglia consentita per legge. Ciò aveva fatto scattare la segnalazione obbligatoria per legge agli organi di controllo, Arpa compresa, e l’avvio della procedura che dovrà condurre alla bonifica.

All’epoca tuttavia quelle analisi avevano escluso il rischio di radioattività. Nell’elenco dei materiali non risultava tra l’altro esserci il torio 232. Quanto comunicato ora dall’Arpa è invece l’esito di campionamenti e analisi effettuate dal suo laboratorio di Fisica ambientale, tra novembre e i primi di questo mese, e cambia le cose. Nella nota tuttavia non sono stati riportati i dati delle analisi: impossibile quindi comprendere la portata dei rischi per ambiente e salute. L’Arpa ha piuttosto indicato che è necessario effettuare ulteriori controlli, estendendo l’area di indagine oltre quella dei bersagli e interessando anche fauna e flora.

Oltre la soglia naturale questo metallo può essere causa di malattie tumorali come accaduto nel 2012 nel caso del poligono interforze del Salto di Quirra, in Sardegna, dove sono state trovate tracce di torio nelle ossa dei cadaveri di una dozzina di pastori, morti per malattia. Il Comune di Cordenons con una lettera che domani invierà ad Arpa, chiede per questo di accelerare la procedura di verifica, di conoscere i dati delle analisi e di convocare con urgenza una conferenza di servizi per stabilire come procedere.
È tra l’altro l’unico tra gli enti destinatari della comunicazione dell'Arpa che ha reso pubblica la notizia.

giovedì 2 gennaio 2014

Fusione a Fukushima? Il mistero del vapore radioattivo

Oliver Tickell su Ecologist scrive che «Inspiegabili pennacchi di vapore radioattivo sono aumentati dall’edificio  del reattore 3 di Fukushima» e poi si domanda: «Si può essere sulla strada di una grande fusione?». L’edificio del reattore 3 di Fukushina Daiichi è esploso il 13 marzo 2011, dopo che al suo interno si era accumulato idrogeno, danneggiando il contenimento dell’edificio ed emettendo una enorme  quantità di radiazioni. Nel reattore si è innescata una fusione.














Dopo l’intervento dei “liquidatori” e l’iniezione di grandissime quantità di acqua, secondo la Tokyo electric power company (Tepco) e il governo giapponese la situazione era stata messa sotto controllo, ma ora nuovi pennacchi freschi di vapore sono stati visti fuoriuscire dalla struttura, come conferma la stessa Tepco che ritiene che il vapore provenga dal quinto piano dell’edificio, ma l’utility dice di non conosce la causa del vapore. I livelli di radiazioni letali e i danneggiamenti alla struttura del reattore 3 hanno finora reso impossibile ispezionare l’interno dell’edificio.

Adesso le ipotesi sono tre!

Possibilità 1: sta avvenendo una fusione.

La piscina di stoccaggio del combustibile del reattore 3 ospita ancora circa 89 tonnellate di combustibile nucleare Mox a base di plutonio impiegato dal reattore, composto da 514 barre di combustibile. Da quando è avvenuta l’esplosione Tepco è preoccupata che la piscina di stoccaggio del combustibile esaurito si prosciughi, le barre di combustibile esaurito fortemente radioattive potrebbero fondere e produrre ulteriori significative emissioni radioattive. C’è la possibilità che questo processo possa essere in atto ora. Nel caso di perdita di acqua dalla piscina, l’acqua avrebbe cominciato a surriscaldarsi ed a produrre nuvole di vapore, prima di una fusione  completa. Se questo è il caso, allora si sta producendo un secondo importante disastro nucleare di Fukushima. Questa spiegazione sembra essere relativamente improbabile, ma Turner Radio Network sta consigliando alla gente che vive sulla costa occidentale del Nord America di «Prepararsi al peggio», nel caso che inizi una fusione del combustibile esaurito. Nessun avviso ufficiale è stato  rilasciato sulle due coste del Pacifico.

Possibilità 2: Il “corium” ha raggiunto le acque sotterranee.

Lo stesso reattore 3 stesso conteneva 566 barre di combustibile ed ha registrato una fusione completa. La posizione del combustibile fuso, noto come “corium”, è sconosciuta, ma potrebbe essersi atto strada attraverso la base del reattore ed essere penetrato nel  terreno sottostante. Questo consentirebbe anche di produrre vapore, se il corium caldo è venuto a contatto con le acque sotterranee, mentre anche il rilascio di contaminazione radioattiva potrebbe farsi strada verso l’Oceano Pacifico.

Possibilità 3: acqua piovana sugli elementi stray fuel/reattore.

Una spiegazione alternativa è che i pennacchi di vapore potrebbero essere causati da pellet di combustibile disperso (stray fuel) e da frammenti di barre del reattore – che a loro volta producono notevoli quantità di calore – che entrano in contatto con l’acqua piovana che filtra attraverso la struttura danneggiata e senza tetto. Naturalmente la stessa acqua potrebbe raggiungere il caldo reactor vessel. Secondo un post di Fairewinds Energy Education pubblicato su Facebook, il reattore sta producendo circa 1 MW di calore, pari a 1.000 cucine elettriche da 1KW, in maniera sufficiente da  produrre un sacco di vapore. Questo darebbe una spiegazione meno preoccupante almeno per il vapore, in quanto che la radioattività sarebbe  in continuo declino con  la produzione di calore e l’aumento del  volume di vapore. Se questa spiegazione è corretta, non c’è ragione di aspettarsi  alcun esito catastrofico. Tuttavia il  vapore sta portando notevoli quantità di radiazioni nell’atmosfera e rappresenta un continuo rischio di radiazione. umes could be caused by stray fuel pellets and reactor rod fragments – which themselves produce significant amounts of heat – coming into contact with rainwater percolating through the damaged and roofless structure.

Intanto il network pubblico radio-televisivo giapponese Nhk  annuncia che per la gestione delle scorie nucleari ci sarà «un ruolo più attivo per il governo». L’esecutivo ha infatti annunciato di voler rivedere la politica di base della gestione delle scorie nucleari ed anche di svolgere un ruolo più attivo nella selezione dei siti per interrarle.

Il ministero dell’industria ha annunciato oggi che entro pochi giorni  «Metterà in vigore le proposte sottoposte a novembre da un gruppo di esperti». Il governo di Tokyo vuole sotterrare a grandi profondità le scorie altamente radioattive delle centrali nucleari ed ha chiesto agli enti locali di proporre dei siti, in base ad una legge entrata in vigore nell’ormai lontano  2000. Ma nessuna municipalità, nemmeno quelle disposte a riaprire le centrali nucleari e che dicono che il nucleare è sicuro, ha risposto alla richiesta dei diversi governi succedutisi dal 2000 ad oggi, quindi il governo centrale non ha ancora identificato i siti di stoccaggio definitivo delle scorie.


Nhk spiega che «Secondo la nuova politica, il governo redigerà una lista di luoghi che sono scientificamente appropriati per l’interramento. Le autorità in seguito chiederanno alle municipalità interessate di approvare il progetto. Il governo vuole così, entro la fine del 2014, identificare dei siti per l’interramento delle scorie nucleari». Ma diversi esperti di nucleare dicono che il governo di centro-destra dovrebbe essere più prudente, come sottolinea anche Nhk, «La popolazione giapponese non ha ancora completamente accettato il concetto di seppellire delle scorie radioattive in profondità o nelle località».

Fukushima: preoccupano i livelli di radioattività nelle foreste

Preoccupano i livelli di cesio radioattivo registrati nelle foreste limitrofe Fukushima, lo ha rivelato un rapporto della prefettura di Miyagi

 Non sono solo le acque giapponesi a preoccupare. Dopo la fuoriuscita di acqua radioattiva che sta contaminando l’oceano antistante la centrale nucleare di Fukushima , danneggiata nel 2011 dal terremoto che ha colpito l’intera area, ad allarmare ora sono anche gli elevati livelli di cesio radioattivo registrati nelle zone boscose del nord-est del Giappone.


A riferirlo stamane il quotidiano nipponico Nikkei che ha riportato i preoccupanti dati raccolti dalla prefettura di Miyagi. A seguito di una ricerca è stata dimostrata la capacità del’isotopo radioattivo di rimanere accumulato nel suolo anche a causa della decomposizione delle foglie che cadendo dagli alberi marciscono sul suolo avvelenando nuovamente il terreno. Per questo le foreste appaiono come le porzioni di territorio maggiormente inquinate dalle emissioni radioattive e la fitta presenza di bosco nella prefettura di Fukushima e nelle aree limitrofe rende davvero complesse le operazioni di decontaminazione.

Secondo le misurazioni effettuate i boschi presenti a 60 e 120 miglia di distanza dalla centrale nucleare hanno accumulato rispettivamente un livello medio di 26 mila becquerel per chilogrammo nel giugno 2012, livello che un anno dopo si è alzato fino a 42 miliardi di becquerel con un aumento dei contaminanti a 10 cm di profondità nel terreno cresciuta da 721 a oltre tremila becquerel.